Le Metamorfosi di Ovidio

Le Metamorfosi di Ovidio:
un ponte tra passato e contemporaneo

Poeta raffinato e narratore universale, nelle Metamorfosi Ovidio ha realiz- zato un mosaico straordinario di miti antichi, legati da un filo invisibile: il cambiamento. Dei, ninfe, eroi e comuni mortali vengono trasformati in alberi, stelle, pietre o fiori in una narrazione fluida e appassionante.

Oltre la favola, si cela un’indagine profonda sull’identità, sul desiderio, sul dolore, sull’amore. Chisesi si inserisce in questa narrazione con uno sguar- do attuale.
Ogni opera è un atto di interpretazione e di emozione. Il mito ovidiano,
così, torna a parlarci con la voce del presente, mescolando memoria e ma- teria, poesia e pittura.

In questo dialogo tra passato e presente, Chisesi non cerca di imitare, ma di trasformare.
Le sue
Fusioni diventano così un mezzo per esplorare la continuità e la mu- tazione del mito, in un processo che riflette la dinamicità dell’esperienza umana attraverso i secoli.

Nel percorso visivo di Andrea Chisesi, la pittura si fa luogo di convergenza tra diversi linguaggi artistici.
La sua tecnica delle
Fusioni non solo fonde pittura e fotografia, ma acco- glie in sé anche la tradizione plastica della scultura, traducendola in una nuova dimensione visiva. Le immagini scultoree, riprese da opere iconiche della storia dell’arte – come Apollo e Dafne di Bernini o le figure eteree dei Preraffaelliti – vengono trasferite sulla superficie pittorica attraverso un processo che non ne cancella la tridimensionalità, ma la rilancia all’interno del quadro.

La superficie stessa, costruita per strati successivi di gesso, carte, pigmen- ti e oro, è un elemento attivo della composizione. Lontana dall’essere un semplice supporto, diventa materia narrativa, capace di accogliere e ampli- ficare la forma.

La fotografia della scultura, sovrapposta a questa base materica, non si presenta mai come immagine piatta: al contrario, grazie alla profondità delle stratificazioni e alla modulazione della luce, restituisce l’illusione di un volume reale, quasi fosse un rilievo emergente dal fondo.

Questa tensione tra piano e rilievo, tra immagine e corporeità, è uno degli elementi più distintivi della ricerca di Chisesi.
L’opera pittorica diventa così spazio plastico, capace di evocare la presenza scultorea all’interno del quadro.

La scultura non è semplicemente rappresentata, ma trasposta in una di- mensione altra, in cui le regole della pittura e quelle del volume coesistono in equilibrio instabile.
In questo processo, il mito non è citazione ma materia attiva.

Le figure ovidiane, al centro di molte opere, attraversano la trasformazione non solo come soggetto narrato, ma come forma: la loro metamorfosi è anche una metamorfosi del linguaggio visivo.
Chisesi, costruisce così un lessico in cui il mito si rinnova attraverso una visione contemporanea.